MUSEI  IN  SAN DOMENICO

 

- Forlì -
 
 
 
Guido Cagnacci: un gradito recupero.

 

L’Italia è ricchissima di grandi e grandissimi artisti eppure non è facile realizzare eventi importanti che vadano ad indagarne con completezza d’intento il percorso, probabilmente perché molte opere sono collocate in collezioni o musei di altri paesi. Con piacere si deve riscontrare il bel recupero di un’artista poco conosciuto dal grande pubblico Guido Cagnacci (Sant’Arcangelo di Romagna 1601 – Vienna 1663). L’evento in corso a Forlì ha quindi un grande pregio, quello di avvicinare il grande pubblico al mondo pittorico del Cagnacci e quindi al ‘600.   Un’indagine che ripercorre un secolo oscuro ricordato in pittura per il leggendario Caravaggio, grazie anche a recuperi televisivi importanti per la particolarità del personaggio.  Oltre al Caravaggio l’altro colosso è Guido Reni. Eppure Cagnacci non era da meno in qualità e capacità propositiva oltre che per una vita che si dice assai movimentata, conclusa all’estero in fase del tutto ascendente. Gli studiosi ci dicono che tra il 1618 e il 1621 il padre gli mantiene gli studi a Bologna per consentirgli di apprendere l'arte della pittura, pare presso Ludovico Carracci o altro artista a questi vicino. Per circa due anni (1621-1622) ci dicono soggiornasse a Roma, lavorando accanto al Guercino. Suoi primi dipinti documentati sarebbero le due tele che ornano la Cappella del Santissimo Sacramento nella Parrocchiale di Saludecio (1627).  Poi si trasferirà in Romagna (1623-1648). E’ soprattutto in questo periodo che la sua fama di artista si accresce, ma si segnalano al contempo elementi di turbolenza nella sua vita, in particolare quella affettiva. Si segnala infatti una tentata fuga con una giovane vedova della nobile famiglia Stitivi, ed a causa di ciò nel 1628 Guido è bandito da Rimini. A Santarcangelo per sua fortuna gode della protezione di Monsignor Bettini, che nel 1635 gli commissiona la pala con San Giuseppe e Sant'Egidio per la Confraternita dei falegnami e dei fabbri. Quest’opera segna l’inizio di una nuova fase pittorica e lo proietta nella iena maturità artistica, ove guardare soprattutto verso i grandi maestri emiliani, e naturalmente fra tutti Guido Reni e il Guercino.
Nel 1643 lavora ai dipinti del duomo di Forlì con San Valeriano e San Mercuriale, mentre nel 1647 è a Faenza, in relazione con la potente famiglia Spada. Nel 1648 terminerà il periodo romagnolo, trasferendosi a Venezia e addirittura cambiando nome in "Guido Canlassi da Bologna". Questo periodo pare essere fecondo di opere in particolare quelle che più di altre lo hanno reso celebre con figure femminili e soggetti profani. Nel 1660 l'imperatore Leopoldo I, lo invita a stabilirsi a  Vienna, dove si concluderà la parabola di un artista irrequieto e geniale, morirà infatti in questa città nel 1663.
La mostra di Forlì, allestita ai Musei in San Domenico dal 20 gennaio al 22 giugno 2008, pone nuova luce sul secolo buio del ‘600, mettendo in tutta evidenza la vitalità ed il fermento di un’epoca travagliata nella storia tuttavia  ricchissima di formidabili talenti.
Il seicento ha tantissimo da dire e meritoriamente parla fortemente italiano, nei suoi tanti protagonisti che hanno saputo innovare e stupire il mondo. Cagnacci ha avuto certamente un ruolo significativo, distinguendosi dal Caravaggio, introducendo una pittura meno cupa ed anche meno improntata alla drammaticità d’immagine. Un realismo meno crudo, ove il richiamo mi pare vada a Raffaello per la morbidezza e delicatezza dei passaggi cromatici pur al contempo esprimendo una diversa plasticità delle stesure, ove il chiaro scuro e soprattutto la luce assumono nuova ispirazione. E’ evidente l’influsso dei contemporanei, sia per gli incarnati che per la delicatezza dei volti, con quegli sguardi  rivolti al cielo o alla terra, ove certamente deve aver influito il confronto con le opere di Guido Reni, se non fosse altro perché maggiore di età.
La caratteristica del Cagnacci si dice fosse l’ammirazione per i seni, che ritraeva in modo quasi erotico, forse anticipando scene che paiono anticipare certe immagini delle corti francesi del  ‘700.  In realtà  i corpi nudi  sono più che dipinti letteralmente letti, descritti dalla luce che li percorre, ma mai involgariti, ove l’incarnato appare vivo ed ardentemente proteso a trasmettere sensazioni emotive sensoriali che certamente accendono i sensi, ma con il solo presupposto di farci vivere nella scena da protagonisti compresenti agli avvenimenti quasi ad assistere dietro le quinti ad una rappresentazione teatrale. Cagnacci era uomo di mondo,  come Caravaggio visse in modo leggendario e da ragazzo ribelle rischiò parecchio. Insomma fece parlare di se le cronache del tempo. Poi se ne perse la traccia per secoli, rimase relegato ad una paginetta nei libri d’arte, che raccolgono anche una errata attribuzione di una famosa natura morta: “fiasco con fiori”, opera di indiscusso pregio, che si apprende visitando i musei di Forlì essere realizzata da un’altro artista: Tommaso Salini (attribuito a Roma, 1575/1625). Ora la bella ed interessante iniziativa di Forli renderà certamente giustizia ad un’artista di primo piano nel ‘600, che si scopre essere secolo tutt’altro che buio almeno in arte.
                                                                                        Franco Bulfarini

 

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