SPAZIO CULTURALE "EVASIONE"
PAVULLO NEL FRIGNANO
Via Ricchi n.2 – 41026 Pavullo nel Frignano (Modena)
 

 

Aurora Zharra

"Profumo di donna"

Le visioni figurative contemporanee di Aurora Zharra

Sicuramente fra i compiti demandati agli artisti figurativi vi è quello precipuo di esprimere il bello, la piacevolezza dell’immagine. In passato questo significava portare la visione al punto massimo di realismo descrittivo del soggetto. Dopo il movimento impressionista, le avanguardie storiche ed i successivi sommovimenti del secondo novecento anche la figurazione ha trovato nuove vie per esprimersi in particolare nelle recenti generazioni di artisti.

Volendo rimanere nei limiti della pittura così per dire da parete, senza pertanto irrompere nella filosofia dell’arte, troviamo che nel contemporaneo DNA di tanti giovani artisti dell’immagine,  frequentemente non rileva l’aspetto edulcorato del costrutto, ma una definizione atta a rispecchiare la frenesia della società moderna, l’irrefrenabile corsa consumistica.

Il linguaggio odierno è ricco di mail, chat, video, di rapporti umani che segnano nuovi ritmi e bisogni. L’immediatezza si raffronta con l’emotività e gli schemi del passato non trovano che pochi riscontri nel presente iconografico. Non ancora completamente spenta è la fase della “pop art” si tentano nuove vie, un’inedita visionarietà fatta di arte oggettuale che rifugge modalità classiche o meglio tradizionali, per far posto al vissuto quotidiano, di  comune sentire. Premesso che l’elemento estetico in sé non è sempre efficace rivelatore della qualità artistica e del valore di un’opera, ma sovente lo è comprensione della vicinanza dell’artista all’alveo culturale che la società del tempo esprime e la coerenza espressiva al tempo di appartenenza, di cui saper cogliere soprattutto disagi e contraddizioni ma anche pregi, quando ciò sia possibile, è innegabile che il produttore d’arte contemporanea intenda assumere a sé le istanze del proprio tempo da mutuare con il proprio stilema per farne strumento di inediti percorsi intellettivi. La vita insegna all’arte e l’arte trapela e si esprime attraverso il suo farsi e rifarsi nei fatti della vita e dell’attualità.  Aurora è artista di origine albanese già da diversi anni stabilizzata in Emilia. Diplomatasi nella sua terra di origine in materie artistiche si è poi laureata all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Aurora Zharra non manca pertanto di adeguate conoscenze culturali e formative ovvero di solide basi tecniche, propedeutiche a qualsiasi esito di un qualche valore. Ella conclusi gli studi ha già preso le misure di uno stile proprio. Il suo è un percorso indipendente da specifici movimenti ancora certamente in una fase di ricerca e per questo sciolto, disinvolto ed esplorativo delle possibilità formali ed espressive. Fra le sue opere, alcune trovo richiamino tonalità, modi ed impressioni scenico-cromatiche proprie di Renato Guttuso,  non mancano poi rimembranze futuriste da cogliere nelle scene che inneggiano al movimento, non di meno vi sono elementi che spostano il piano interpretativo sul versante di un’espressività ben impostata sul piano del disegno ove i segni veloci e rimarcati d’impianto grafico si lasciano intercettare dal colore più spesso ad olio, a volte appositamente dilavato e smunto tale da risultare lieve e sfuggente, altre invece fortemente materico e ricco in base alle pulsioni del momento che alimentate da un’istintività prorompente.

Zharra è artista che tende a sorregge il costrutto dell’opera sviluppandone le cadenze sceniche con l’utilizzo di essenziali regole tecniche, pur sovente travalicate senza esitazioni quando se ne avvantaggi la maggiore immediatezza e spigliatezza della composizione al fine di una più spettacolare  od interessante raffigurazione immaginifica. Le sue figure o più spesso corpi danzanti, sono descritte nei modi più diversi tali da far emergere vissuti quotidiani. Aurora dipinge icone corporee ove la ricerca anatomia è resa vivida da richiami fortemente espressionisti. Un’operare che si palesa elaborazione mentale atta a rileggere quotidiani vissuti per renderne le pose i gesti, la normalità dell’essere, ma anche al contempo la straordinarietà spiazzante da rintracciarsi proprio nell’abituale appartenenza alla vita di tutti i giorni. Quella di Aurora mi appare pittura personale, tagliente a volte persino cruda e tale da poter apparire persino  irriverente o provocatoria,  per nulla ruffiana, che in sé non parrebbe porre denuncia alcuna, ma che in realtà dice ed esprime molto di più, un sentito condiviso, che l’artista interpreta e sente.  

I suoi personaggi appaiono anonimi, uno nessuno, centomila alla Pirandello, sono espressione di una società tecnologica che soggiace a riti e ritmi tribali forse per voler recuperare quella tranquillità primigenia di cui tanto abbisogna la natura umana. Le esigenze moderne non danno spazio e non danno tempo, tutto sfugge e l’io risveglia gli istinti primordiali che il gesto creativo ed artistico richiama ed esprime. I corpi danzanti, i volti che ci guardano quasi assenti, sembrano proiettarsi in un vuoto esistenziale, a volte sono ritratti ad occhi chiusi, persi nel sonno ristoratore della coscienza, quasi a voler sfuggire le responsabilità del presente per celarsi rigenerati in altri mondi e tempi. Si allude forse inconsciamente all’odierna condizione umana, alle fragilità dell’uomo e donna contemporanei? Proprio descrivendo figure e persone comuni si svela molto della società e delle sue abitudini nonché emergenze. Ritornando ad Aurora vige nel suo operare in arte il senso dell’azione, nella ricerca della luce per esprimere a mio avviso le migliori capacità, in particolare nelle opere con più figure che percorrono le scene a passo di danza quasi a balzare fuori dalla tela che diviene palcoscenico dell’umanità. Forte mi appare il legame con la fotografia, con i rotocalchi, con il cinema, con la pellicola, sia per le inquadrature assolutamente moderne anche nei ritratti sia per l’energia che trasmettono le pennellate, immediate e taglienti, sferzanti di energia. Aurora nelle opere recenti genera una riflessione sulla misura della corporalità colta da diversi punti di vista, un vero studio della gestualità umana. Il pretesto è spesso la danza ma anche il camminare    sfuggente dei passanti fra cartelloni pubblicitari e manifesti incredibilmente più vivi dei primi.

Colpisce molto l’espressività dei visi spesso femminili resi in primo piano con immagini da rotocalco esaltati nell’apparente casualità delle inquadrature proposte. Aurora Zharra, da diversi anni trapiantata in Emilia segue un percorso di revisione e manipolazione istintiva dell’immagine. Volti e corpi sono dipinti o disegnati più spesso d’impeto che con calcolo di posa, talvolta rifiniti e dettagliati altre appena accennati ed approssimativi, stagliano sempre sulla tela con  eleganza stilistica, legati a colori d’espressione che richiamano al passato recente della pittura, pure contemporanea ed indicano una direzione volta a creare nuove possibili modalità espressive. Come non notare le linee di forza originali che percorrono le figure e le angolature prospettiche spesso originali come nelle opere di maggior complessità ove il movimento e l’effervescenza del costrutto sposano con grande sensibilità e senso immaginifico la scelta scenica. Il tutto conduce alla vivacità propria della nostra società che se pur decadente rimane aperta alla speranza che i giovani artisti tendono ad interpretare con nuova modalità ed energia. Queste persone, queste figure, questi corpi e visi descritti sia in primo piano che nella completezza formale avallano l’inquietudine, i tremiti propri di un’era che nell’arte descrittiva, dopo aver segnato una lunga parabola discendente, ricerca un rilancio verso un possibile futuro, ove la narrazione figurativa di cui Zharra è giovane interprete, possa trovare ancora ragioni per esistere.

 

                                                                                  Testo critico di: Franco Bulfarini

                                                                                

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