CAFFE'  LETTERARIO
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ROMANTICISMO E PROTOROMANTICISMO NELL’ARTE DI CAROLA
“Nessun viaggio è definitivo” (José Saramago)

 

Carol è il nome di un soave canto medievale, elisabettiano, che si diffuse durante il periodo dell’Avvento ed ebbe gran fortuna nei secoli scorsi, come canto di Natale. Caròla, invece, ci conduce ad un dolce, grazioso ed antico ballo popolare che si esegue in cerchio…. La nostra pittrice Carola, pertanto, evoca, già col suo stesso nome, atmosfere soavi, antiche, romantiche e protoromantiche, attraverso le sue opere che alternano un elegante stile impressionista - alla Monet di Giverny - a quello figurativo, maggiormente descrittivo, con citazioni legate alla memoria storica dei luoghi, prustianamente e magicamente rivissuti dall’artista.
Il tema del Viaggio è il fil rouge che lega Carola alle sue opere; un triplice viaggio si compie: quello onirico e quello tratto dai suoi reali“appunti di viaggio”, da un lato; il terzo aspetto, invece, è legato al simbolico viaggio che si consuma e si perde, sul canovaccio delle sue tele, lungo i meandri della memoria storica personale laddove Carola ritrova se stessa, i luoghi della sua infanzia. La sua pittura è un rituffarsi nei mitici e leggendari viaggi consumati in Oriente, tra giardini incantati di templi indù o, ancora, affonda le sue radici tra miti e leggende mediterranee, tra Tindari ed i boschi dei Nebrodi che si caricano di fiabesche atmosfere naives, rivestiti di calde cromìe.
La tavolozza della sensibile pittrice non poteva che essere composta, prevalentemente, da nuances giocate nella gamma delle tinte pastello, tra il delicato colore “rosa Carola” (un rosa che denuncia, nella nostra cultura, un delicato animo declinato al femminile) ed un “celeste Carola” che evidenzia determinazione, caparbietà, forza, coraggio, attraverso un colore che, da sempre, è stato appannaggio del mondo maschile. Carola ama ed adotta anche le tinte forti ed accese; vira tra il rosso e nero, colori che denunciano la sua appartenenza alla cultura Mediterranea ma che sono, a volte, mirabilmente e volutamente “appannati” da funzionali brume, da nebbie quasi nordiche, che alludono a quel suo citato mondo onirico, vissuto con forte intensità e tradotto in pittura con eleganza… Una spiccata sensibilità poetica accompagna la produzione artistica della pittrice messinese, le cui opere sono pervase da una struggente nostalgia, da considerarsi, come in Brasile, “dolcezza malinconica”, quella di chi ha intensamente vissuto la sua vita con intenso amore per la natura alla quale, oggi, si vuol rendere il giusto omaggio.

Carola Fazio: pittrice, docente, dipinge, sin da piccola, mostrando talento, amore e passione.
Solo adesso, in congedo pensionistico, espone le sue opere al pubblico, in questa Personale del giorno 11 Dicembre che è già un successo, sin dalle prime sortite pubblicitarie dell’evento.
 
Maria Teresa Prestigiacomo
 

 
 

MOSTRA PERSONALE DI NANNI ROMANO
Messina 20-30 DICEMBRE 2009
 

 
“Che cosa non è un viaggio?...Coincide con la vita…Un passaggio dalla nascita alla morte, il passaggio nel tempo, il cambiamento interiore; tutto è un viaggio: “: scrive Todorov, ne “ Le morali della Storia”. Il maestro campano evoca, con le sue opere, il profondo messaggio dell’autore che compie un viaggio universale senza tempo, né spazio, senza banali citazioni al Mediterraneo, se non nella solarità della sua tavolozza che, per contrasto, canta la solitudine dell’uomo, travagliato da ansie ed angosce esistenziali, “ climatiche”, su uno sfondo apocalittico che lascia intravedere solo qualche spiraglio di luce. Un impianto scenografico, quello di Romano, che ricorda De Chirico ed evoca Dalì, per l’inventiva ed il genio fecondo, creativo.
La sua pittura denuncia i misfatti dell’uomo compiuti ai danni del suo habitat; essa mira a far sì che possa essere recuperato il rapporto dell’uomo con la realtà, affermando la relazione intima tra Uomo e Natura, come summa di valori e di civiltà. Spirito libero, Nanni, così vuol essere chiamato, ama gli ampi spazi le aperture panoramiche e le vastità delle pianure con i leopardiani Infiniti oltre le siepi, senza confini.
La sua pittura ci parla dei timori dell’uomo contemporaneo destinato a vivere l’annunciato processo di desertificazione, anche in senso metaforico, nel deserto quasimodiano dell’anima. Le sue opere, espressioni dell’atteggiamento contemplativo e di raccoglimento dell’autore, vivono, tecnicamente, di luce propria; sono caratterizzate da uno stile conciso, ovvero da un’efficace capacità di sintesi. Luoghi e memorie storiche della vita dell’artista appaiono rivissute in chiave poetico-teatrale e psico-onirica, fellinianamente trattate, per gravitare in un’atmosfera misteriosa, intrigante, arcana, in cui l’anima dell’artista, i suoi sentimenti, il suo amore traspaiono sempre…E nell’arte, il “viaggio”, come metafora di vita, continua sempre, non è mai definitivo e, come l’Ulisse Dantesco, Nanni Romano si perde nell’illimitato…
 
Maria Teresa Prestigiacomo
 

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