Associazione Culturale "Le Mosche"
Via Mariano Stabile 92 - Palermo
 
 
IL CORPO OFFESO
Negli spazi dell’Associazione culturale Le Mosche di via Mariano Stabile 92, una insolita collettiva sul tema del corpo malato e sofferente              
                                                                     
Il corpo umano reso nella sua dimensione più realistica e impietosa. Nessuna edulcorazione, nessun cedimento a piacevolezze di maniera, nessuna concessione a mode o a tendenze: Il corpo offeso è infatti una collettiva programmaticamente finalizzata all’accurato scandaglio della corporeità nei suoi aspetti marginali e patologici. Ovviamente non si è trattato di realizzare delle tavole di carattere anatomo-patologico – cosa per la quale ci sono già le pubblicazioni mediche –, quanto, piuttosto, di dare consistenza visuale a quelle condizioni di minorità e sofferenza corporale che sono oggetto di sistematico rifiuto e costante rimozione nell’odierna società. In un momento storico, quale quello che viviamo, in cui i processi di “normalizzazione” passano anche – ed in misura consistente – per l’artificiale ridefinizione della corporeità attraverso il sistematico ricorso alle pratiche di chirurgia estetica e attraverso un capillare “martellamento mediatico” finalizzato alla codificazione d’un obbligato canone di riferimento, è dunque giocoforza, per artisti tradizionalmente inclini a racconti per immagini di intenso (ed anche brutale) impatto visivo, reagire in termini di dichiarata opposizione ad ogni tentativo di porre in essere alcun modello normativo del corpo umano che possa fungere da propagandistico strumento di potere. Raccontare, evocare, alludere, rappresentare, senza censure o infingimenti, è quindi quanto hanno fatto i partecipanti a questa collettiva, contribuendo significativamente, coi loro apporti grafici, pittorici, scultorei e performativi, alla restituzione di una ben più autentica visione degli assetti psiche-soma e alla definizione delle dolenti declinazioni cui l’Ego può essere soggetto.
Dalle cupe atmosfere ospedaliere di Tino Signorini all’angosciante visione mortuaria di Roberto Fontana, dall’esplicito simbolismo ginecologico di Isa Kaos alla cruda rendicontazione dermatologica di Gaetano Costa, dagli allusivi andamenti marasmatici di Nino Russo alla lapidea e combusta necrosi cardiaca di Paolo Madonia, dalla vivace ed ironica descrizione dell’handicap di Thibault Delferiere alla scenografica allegoria tanatologica di Simona D’Amico e Simone Mannino, dalla fantasiosa evocazione epidemiologica di Olivier de Sagazan alla fantasmagorica e mummificata teatralità di Phlippe Berson, dalle ossessioni dismorfofobiche di Giulia Ravazzolo alle caratteristiche derive schizoidi di Nicola Pucci, dalla frammentazione corporale di Kali Jones fino alla coatta e annichilente marginalità di Michele Ciacciofera, Il corpo offeso si configura dunque come una puntuale sequenza di riflessioni visuali in grado di leggere accuratamente il corpo nella sua inquietante complessità fisio-patologica. Nessuna pretestuosa “antigraziosità” né alcun mero “descrittivismo clinico”, ma la fattiva ed empatica capacità di scandagliare a fondo anche gli aspetti più drammatici e sgradevoli, rimandando a quella concreta e naturale sostanza dell’essere ed esistere la cui disarmante fragilità continua a sfuggire ad ogni tentativo di artificiosa manipolazione o inquadramento precostituito. Una condizione “offesa” – quella rappresentata immaginificamente dai partecipanti a questa collettiva –, da intendersi quindi quale paradigmatica e programmatica espressione di rifiuto di tutti quei mistificanti tentativi di reificazione, manipolazione e mercificazione della corporeità, finalizzati all’induzione e definizione di un “modello corporale” dagli evidenti connotati di prodotto seriale e convenuto. Un corpo disarmonizzato nelle proprie componenti morfo-funzionali e altrettanto alienato dal contesto circostante, e di certo non riconducibile ad alcun omogeneo e omologato schema di riferimento, ma che si fa veridico vettore di un Ego molteplice e sfrangiato, anch’esso declinato in una ampia gamma di varianti parimenti irrisolte e disfunzionali, in grado infine di porre in essere quei processi di disvelamento che riconducano la condizione esistenziale al suo effettivo dato di realtà.
La mostra sarà visibile fino a domenica 24 maggio (quando in occasione del finissage ci sarà una performance dell’artista belga Thibault Delferiere), ogni giorno, su prenotazione, telefonando al 3357724095.
          Salvo Ferlito