Artisti a Torino 2002

La Fiera riservata ai soli artisti, voluta dal compianto Gianni Vattiata è giunta alla terza edizione. È stata probabilmente la prima del genere (mostra mercato) in Italia - le altre sono al primo o al secondo anno: Verona, Parma, Padova eccetera - e raccoglie dai duecento ai trecento artisti, a secondo della struttura espositiva in cui si svolge. Per fare chiarezza, è bene dire che non annovera artisti “famosi” tra gli espositori (ad eccezione di Mimmo Laganà, creatore di sculture realizzate utilizzando parti meccaniche di automobili e affini e di Sergio Ùnia, autore di plastiche sculture, entrambi piuttosto noti), se si escludono quelli ospitati negli eventi collaterali (Arte Debole a cura di Janus quest’anno, lo scultore Mario Molinari la passata edizione) e oggettivamente parlando, subisce un calo di qualità laddove la proposta è orientata verso un certo tipo di oggettistica che si avvicina più al manufatto artigianale che all’opera d’arte.Rosalind Keith.jpg (18026 byte)
Ciò non toglie che molti degli artisti presenti abbiano esposto una serie di lavori qualitativamente validi e di sicuro interesse per i visitatori. Per citarne alcuni, spiccano le opere dalla notevole poetica segnica e cromatica di Enza Miglietta, gli originali quadri scultura di Cristina Bazzan, gli oli astratti di Daniela Baldo, i poetici oli informali dell’inglese Rosalind Keith, le belle sculture in bronzo di Francesco Lucidi, le opere tra fotografia, pittura e installazione dei romani Percossi Papi, Rotiroti, Talarico e naturalmente l’elenco potrebbe continuare ancora.
Molto interessante e apprezzata dal pubblico l’operazione di ospitare gratuitamente, sulle due lunghe balconate posizionate ai lati del salone, artisti “under 30” provenienti prevalentemente dall’Accademia di Belle Arti: chi ha visionato le opere ha potuto cogliere l’energia e la freschezza che ne scaturiva e spesso l’anticonformismo che le caratterizzava.
La manifestazione ha avuto un buon successo di pubblico e, a giudicare dalle opere che ho visto viaggiare impacchettate sotto braccio ad alcuni visitatori, anche di vendite. È il motivo per cui un evento del genere può infastidire e creare invidie in alcuni degli operatori del settore?
Dico questo, malgrado esuli dal commento artistico, riferendovi di un articolo apparso su uno dei due quotidiani cittadini. La critica di chi scriveva era tutta incentrata sulla figura dell’organizzatore della manifestazione, accusato di non possedere sufficienti conoscenze (cultura?) in campo artistico, dato il suo passato di “assicuratore” (i galleristi invece, pare nascano “belli e fatti” direttamente dal grembo materno!).
Un attacco diretto alla persona, senza traccia di commento, seppur negativo, agli artisti o all’organizzazione o quantomeno alla fiera in generale. Cosa irrealizzabile, del resto, se chi scrive non ha neanche provato a mettere piede sul luogo. Ma a chi può dare fastidio un evento del genere? A una parte di galleristi forse? - e dico solo una parte, dato che so personalmente che alcuni di loro, provenienti prevalentemente da fuori Torino, hanno acquistato opere e contattato artisti allo scopo di ospitarli nelle proprie gallerie - O a quella categoria di operatori che si muove nell’ambito dell’arte adoperando fondi e strutture pubbliche? O lo scritto della giornalista è unicamente il risultato del lavoro di una redattrice un po’ pigra, che scrive solo perché deve? Il dubbio rimane e lascia aperte ipotesi che variano da un bell’esempio di servilismo mediatico all’ennesimo strapazzamento del dovere di cronaca.

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